Il 14 dicembre Phom ha invitato presso la Scuola Holden di Torino il fotografo Giovanni Marrozzini e lo scrittore Angelo Ferracuti per parlare di fotografia, parole e viaggio.
Marrozzini ha dominato la serata con grandi doti di raccontatore di storie ed istrione ed ha presentato tre suoi lavori di grande forza visiva: la sua fotografia assume infatti molto spesso connotazioni spirituali, raccontando di persone e di forze invisibili. Lo si vede bene ad esempio nelle fotografie africane di “Nouvelle semence”, anche se il lavoro più rappresentativo in questo senso è probabilmente una serie di ritratti realizzati anni fa ad emigranti italiani in Argentina. Si tratta di coppie o triplette di scatti in cui oltre al soggetto si vedono oggetti, persone e luoghi che hanno definito la sua esistenza. La parola è in questi casi indispensabile per comprendere il significato dell’opera, ponendola in modo molto chiaro rispetto all’eterno dubbio dell’autonomia dell’immagine fotografica posto nuovamente in questi giorni dal sempre ottimo Smargiassi.
Questi gli appunti che ho preso durante l’incontro, moderato da Marco Benna ma segnato dal carisma del nostro.