Questa estate ho avuto modo di partecipare a un nuovo incontro organizzato a Torino da Isole, spazio indipendente dedicato alla cultura della fotografia contemporanea e al libro d’artista, nell’ambito della rassegna I just look at pictures, viaggio nel photobook italiano. Si trattava del terzo appuntamento, cioè Abitare il deserto – dialogo tra Giovanni Zaffagnini e Vittore Fossati.
Abitare il deserto è un progetto a cura di Giovanni Zaffagnini che ha portato a un volume edito da Osservatorio fotografico, di cui riporto una sintesi: “A trent’anni di distanza dalle Traversate del deserto, condotte nel 1986 da Gianni Celati con la partecipazioni di autori prestigiosi, come Luigi Ghirri, Guido Guidi, Vittore Fossati, Olivo Barbieri, Klaus Kinold, Jean Baudrillard, Max Frisch, Gerald Bisinger, Giorgio Agamben e Giuliano Scabia, è stato chiesto ad alcuni giovani autori, scelti attraverso una selezione, di esprimere il loro punto di vista sulla desertificazione ambientale e culturale. Nove poeti-scrittori e nove fotografi, con lucida semplicità, senza offrire soluzioni prodigiose ed effetti speciali, pongono domande sulle quali noi, comodamente distratti, dovremmo riflettere”.
I testi sono di Yari Bernasconi, Luigi Filippelli, Maddalena Lotter, Franca Mancinelli, Jacopo Narros, Bernardo Pacini, Jacopo Ramonda, Damiano Sinfonico, Orso Jacopo Tosco, mentre i fotografi coinvolti sono Nicola Baldazzi, Davide Baldrati, Marina Caneve, Francesca Gardini, Richard Max Gavrich, Massao Mascaro, Domingo Milella, Mattia Parodi, Xiaoxiao Xu. Alcuni di questi hanno scattato per l’occasione, altri hanno “riciclato” loro progetti affini allo spirito dell’operazione.
Se le varie manifestazioni fotografiche e poetiche di Abitare il deserto non mi hanno colpito particolarmente nonostante il tema a me caro, sono rimasto molto soddisfatto per aver finalmente incontrato Vittore Fossati, mio schivo concittadino e autore che ammiro da anni per lo sguardo semplice e denso allo stesso tempo, scoprendo che oltre a essere un fotografo raffinato dal familiare accento mandrogno, è anche una persona colta che parla volentieri del proprio lavoro, o di qualsiasi altra cosa. Coltiva dagli anni ’70 il suo discorso artistico mantenendo il suo lavoro da impiegato: alcuni suoi progetti, come quelli sui fiumi dell’alessandrino, li ha realizzati parcheggiando l’auto lungo la statale durante il tragitto ufficio-casa e poi passeggiando per le golene desolate alla moda situazionista.
Le sue fotografie sono sempre molto meditate o comunque istintivamente cariche di associazioni tra forme e significati, di messaggi più o meno subliminali e di rimandi ad altro. Durante la chiacchierata ha spiegato quello che sta dietro ad alcuni suoi scatti e devo dire che cogliere certi cervellotici collegamenti mi sarebbe stato difficile. In questo si vede il riflesso dell’autore nell’opera, dato che Fossati è dilagante nel suo discorso e facilmente parte per la tangente indulgendo in digressioni di volta in volta letterarie, poetiche, ironiche, malinconiche ma comunque torrenziali che nemmeno il buonanima David Foster Wallace.
Una delle sue immagini più famose è probabilmente Oviglio, 1981, inclusa nella storica mostra Viaggio in Italia: l’arcobaleno creato da un irrigatore entra dal lato sinistro del fotogramma per terminare al centro di una strada di campagna, suggerendo che al di là della scena quotidiana ci possa essere altro. Sono legatissimo a questa foto, scattata in luoghi che conosco bene fin dall’infanzia, perché quando sentii parlare per la prima volta di Ghirri, della sua “scuola italiana di paesaggio” e di quanto questo gruppo di autori avesse analoghi e precedenti all’estero non ero ancora molto attrezzato per capire tutto quanto. Fotografavo saltuariamente durante i miei viaggi o di fronte a qualche paesaggio, conoscevo pochi grandi nomi del passato e non mi orientavo nel linguaggio delle immagini come oggi (cioè comunque maluccio), ma la strada con l’irrigatore catturò la mia attenzione facendomi capire che con la fotografia si potevano dire molte cose, anche in Italia, anche negli anni che stavo vivendo, e anche a Oviglio (AL).
Per capire il livello dei voli pindarici di Fossati consiglio anche la lettura di questo suo intervento su Luigi Ghirri e l’infinito (grazie a David Wilson per la segnalazione).
Io ne ho approfittato per dedicargli una seppur striminzita pagina di Wikipedia, che sulla fotografia ha notevoli lacune che spero di poter contribuire a colmare: basti pensare che la pagina dedicata a Ghirri fino a qualche mese fa era lunga dieci righe.
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Isole è in Lungodora Napoli 18/b a Torino e il prossimo appuntamento del ciclo I just look at pictures è A come Arno il 13 ottobre 2017.
Incontri precedenti:
- LACUNA/AE. Identità e Architettura Moderna a Venezia (che purtroppo mi sono perso) – presentazione del photobook che documenta le trasformazioni del territorio di Venezia avvenute durante la seconda metà del Novecento con oltre 100 fotografie di diciotto fotografi italiani.
- Incompiuto – la nascita di uno stile: Fosbury Architecture di Milano ha presentato il progetto Incompiuto Siciliano (di Alterazioni video, Claudia d’Aita ed Enrico Sgarbi). Ne ho parlato qualche tempo fa.